Che cos’è l’analisi logica? Dopo aver spiegato nel dettaglio l’analisi grammaticale, proprio come si fa a scuola, si può passare al “livello successivo” con l’analisi logica.
L’analisi logica serve per identificare la funzione sintattica dei sintagmi all’interno della frase semplice, detta anche proposizione. L’analisi della frase complessa, rette da coordinazioni e subordinazioni, si chiama analisi del periodo.

La Treccani la descrive in questo modo:

L’analisi logica potrebbe essere definita come quel tipo di analisi tradizionalmente incentrata sull’identificazione delle funzioni nella frase semplice: fondamentalmente del soggetto e del predicato considerati elementi obbligatori, cui può facoltativamente aggiungersi un numero variabile di complementi di diversa natura.

Le parti del discorso da analizzare si distinguono principalmente in tre gruppi: soggetto, predicato e uno o più complementi. Ecco una lista più completa:

  • Soggetto
  • Predicato, che può essere nominale o verbale
  • Complemento oggetto
  • Complemento predicativo del soggetto o dell’oggetto
  • Attributo o apposizione
  • Complementi indiretti

Vediamo nel dettaglio quali sono e come si devono analizzare in relazione al loro valore all’interno della frase.

Come si fa l’analisi logica?

Prendiamo una frase semplice come esempio:

La cassiera del supermercato finirà il suo turno alle diciannove e trenta.

Iniziamo!

Soggetto

Il soggetto è quel termine concordato per persona e numero al verbo. Non è obbligatoriamente un nome proprio o comune, infatti ogni elemento della frase può essere il soggetto, anche un verbo. Facciamo un esempio: “Correre fa bene”.
Ma soprattutto il soggetto può essere sottinteso, ovvero: “(io) Mangio una mela”.

Vediamo come comportarsi grazie al nostro esempio:

La cassiera del supermercato finirà il suo turno alle diciannove e trenta.
“La cassiera” = soggetto

Predicato

Il predicato è il nucleo della frase ed esprime un’azione o uno stato del soggetto. Sono due i principali tipi di predicato: nominale e verbale.

Predicato nominale: esprime uno stato o una qualità del soggetto. Nel predicato nominale troviamo due parti: la copula, ovvero il verbo essere o avere e il nome del predicato (detta anche parte nominale).

Facciamo un esempio:

Luca è bello.
“è” = copula
“bello” = parte nominale

Predicato verbale: esprime invece un movimento, un’azione o uno stato del soggetto senza per forza l’aiuto di un complemento.

Ci sono però alcune specifiche situazioni che vanno considerate. Per esempio il verbo “essere” (solitamente assimilabile a un predicato nominale) può invece trovarsi a svolgere la funzione di un predicato verbale. Succede nei casi in cui il verbo “essere” indica:

  • esistere
  • stare
  • trovarsi
  • rimanere
  • appartenere

Vediamo in base al nostro esempio:

La cassiera del supermercato finirà il suo turno alle diciannove e trenta.
“finirà” = predicato verbale

Complementi diretti

I complementi diretti sono direttamente collegati alla parola a cui si riferiscono. Si dividono in:

  • complemento oggetto, che completa il senso di un verbo transitivo attivo e solitamente risponde alla domanda "che cosa" (Nota bene: non è la regola!);
  • complementi predicativi, complementi diretti formati da un nome o un aggettivo che completano il significato. Esempio: “Tutti ti hanno apprezzato come attore”. Infatti questi sono spesso anticipati da preposizioni e avverbi come da, in qualità di, come, in, in quanto etc.

Nel nostro esempio:

La cassiera del supermercato finirà il suo turno alle diciannove e trenta.
“il suo turno” = complemento oggetto + attributo (vedi sotto)

Complementi indiretti

Tutti gli altri sono complementi indiretti, parti del discorso che si dividono in base al significato che esprimono nella frase. I complementi indiretti sono:

  • complemento di specificazione, rispondo alla domanda di “chi / di che cosa?”
  • complemento partitivo, rispondono invece a “tra chi? / tra che cosa?”
  • complemento di termine, per rispondere a “a chi? / a che cosa?”
  • complementi d’agente e di causa efficiente, per intendere “da chi? / da che cosa?”
  • complementi di luogo, rispondono a diverse domande in riferimento al luogo di un’azione
  • complementi di tempo, per “quando? / in che tempo?”
  • complemento di causa, sta per “perché? / per quale ragione?”
  • complemento di fine o scopo, indica e risponde a “perché? / con quale scopo?”
  • complemento di mezzo o strumento, indica “con che cosa? / per mezzo di chi?”
  • complemento di modo o maniera, per intendere“ come? / in quale maniera?”
  • complementi di compagnia e di unione, risponde a “con chi? / con che cosa?”
  • complemento di qualità, serve per rispondere a “di che tipo? / di che qualità?”
  • complemento di argomento, per “a proposito di chi? / riguardo a che cosa?”
  • complemento di limitazione, per “in quanto a chi? / in che cosa?”
  • complemento di denominazione, risponde a “di quale nome?”
  • complemento di materia, spiega “di quale materia? / di quale sostanza?”
  • complemento di paragone, intende “rispetto a chi? / rispetto a che cosa?”
  • complemento di quantità, distinto in età, peso e misura, stima e prezzo.

Ma quindi nel nostro esempio che complementi indiretti ci sono? Vediamo:

La cassiera del supermercato finirà il suo turno alle diciannove e trenta.
“del supermercato” = complemento di specificazione
“alle diciannove e trenta” = complemento di tempo determinato

Attributo e apposizione

L’attributo è l’elemento aggettivale (aggettivo) mentre l’apposizione è un “nome che fa da attributo a un altro nome” e si accosta quindi al sostantivo.

Es: Angelo ha acquistato un bellissimo paio di scarpe (attributo).
Es: Lo zio Antonio è arrivato alla stazione (apposizione).