Georg Wilhelm Friedrich Hegel è uno dei più grandi pensatori degli ultimi 250 anni. Un filosofo con il quale tutti gli altri filosofi hanno dovuto avere a che fare, come confronto o scontro.

Cercare di riassumere la filosofia di Hegel è praticamente impossibile, soprattutto in un articolo che non vuole essere un tomo di mille pagine. Una vera sfida, persa in partenza, ma nessun professore liceale (e neanche universitario) richiede di conoscere approfonditamente Hegel.

Quello che possiamo fare con un autore non troppo prolifero per opere partorite, ma sicuramente “pesante” nei contenuti (scrittura oscura) è riassumere il sistema filosofico di Hegel.

Hegel, massimo esponente dell’idealismo tedesco

Hegel nasce nel 1770 a Stoccarda e muore nel 1831 a Berlino, probabilmente di colera. Emerge in un’epoca travagliata, dopo la Rivoluzione francese, durante l’epoca napoleonica, prima del Congresso di Vienna, in 25 anni che segnano in maniera indelebile la storia europea. Un’epoca travagliata e in seguito a questa nasce l’idealismo tedesco.

Dopo Immanuel Kant è rimasta aperta una vera e propria ferita filosofica, che la filosofia successiva deve tentare di risolvere. Stiamo parlando di:

  • indeterminazione fra fenomeno e noumeno, ciò di cui possiamo fare esperienza e ciò che si pone oltre l’esperienza;
  • il rapporto tra soggetto e oggetto;
  • scientificità del pensiero filosofico.

Problemi aperti dalla filosofia kantiana e non del tutto risolti, ma che proprio nella loro analisi danno il via all’idealismo tedesco di cui Hegel è il massimo esponente.

Sono tre i pilastri dell’idealismo hegeliano:

  • 1. la risoluzione del finito nell’infinito;
  • 2. la coincidenza tra ragione e realtà;
  • 3. la funzione giustificatrice della filosofia.

Idealismo hegeliano

Hegel vuole creare un sistema che scopra la verità ultima e che non entri mai in contraddizione. Studia Kant e scopre le aporie (problemi le cui possibilità di soluzione risultano annullate in partenza dalle contraddizioni); passerà allora a Johann Gottlieb Fichte, continuatore del pensiero kantiano, di cui critica l’incompiutezza del sistema di pensiero perché la dialettica “io - non io” porta a una “cattiva infinità”.

Di un altro filosofo, Friedrich Schelling, Hegel criticherà invece il sistema indeterminato. “Il sistema di Schelling è una notte in cui tutte le vacche sono nere”, cioè non si capisce come tutte le cose, emergendo dalla natura, vadano a differenziarsi.

Secondo Hegel lo spirito non è esigenza dell’io (per superare il “non io”), lo spirito non è necessitato o indefinito (la critica a Schelling); lo spirito per Hegel è:

il reale, l’assoluto che si auto crea e che va verso l’auto comprensione del proprio avvenire.

Pilastri di Hegel: il finito coincide con l’infinito

Il finito che si risolve nell’infinito. Ovvero la realtà non è l’insieme di sostanze autonome, ma la realtà è una totalità, un’unità. Le singole parti, le finitudini, sono una manifestazione dell’infinito di un soggetto assoluto infinito. Questo soggetto infinito si auto produce e dunque l’infinito si auto produce e produce il finito.

Possiamo definire questo passaggio, questo momento come quello del monismo panteistico, cioè un soggetto unico che è coincidente con tutta la realtà, con il tutto.

Pilastri di Hegel: tutto ciò che è razionale è reale e viceversa

Per Hegel la ragione non è astratta, ma concreta. Il razionale si concretizza nel reale e il reale è una manifestazione del razionale. Il razionale quindi non deve esserci, ma è sempre.

Questo momento lo definiamo panlogismo (richiamo al panteismo di Spinoza), ovvero tutto è prodotto dal logos, cioè dalla ragione. Tutto coincide nel logos.

Pilastri di Hegel: la filosofia è al servizio della comprensione della realtà

La filosofia giunge al termine della manifestazione della ragione nella realtà. La filosofia serve per comprendere le strutture, concettualizza il reale e comprende la coincidenza con la ragione. Non guida la realtà, non la cambia, ma la comprendere.

Hegel, il sistema filosofico

Partiamo da una citazione di Hegel:

La gemma scompare quando sboccia il fiore, e si potrebbe dire che ne viene confutata; allo stesso modo, quando sorge il frutto, il fiore viene, per così dire, denunciato come una falsa esistenza della pianta, e il frutto subentra al posto del fiore come sua verità.

La filosofia di Hegel si divide in tre momenti: tesi, antitesi e sintesi. Questa citazione ci serve per comprendere cosa leghi questi tre momenti.

Ovvero il fatto che l’una soppianta l’altra, perché sono incompatibili, ma la loro natura fluida non li rende in contrasto, ma sono l’una necessaria all’altra. Per questo per Hegel questa pari necessità rappresenta la vita del tutto.

Affrontiamo quindi il sistema filosofico hegeliano, che abbiamo detto si divide in tre parti (tripartito = dialettico): la logica (tesi), la filosofia della natura (antitesi) e filosofia dello spirito (sintesi).

Momento triadico: la logica

La logica si occupa dell’idea in sé, del principio d’identità e di non contraddizione. La logica è la parte del sistema hegeliano dedicato al ragionamento e linguaggio.

L’idea è nel suo momento di autoaffermazione in quanto idea, quindi il pensiero è pensiero chiuso in se stesso.

Momento triadico: la filosofia della natura

La filosofia della natura immagina l’idea uscita da sé, alienata e smarrita nel mondo. L’idea si è alienata e smarrita nel mondo empirico, nel mondo della natura studiato dalle scienze naturali (magnetismo, biologia, zoologia etc.).

Per questo la filosofia della natura si occupa dell’idea alienata che si è oggettivata nella natura.

Momento triadico: la filosofia dello spirito

La filosofia dello spirito è invece il momento nel quale lo spirito ritorna in sé, cioè la ragione torna dopo essersi alienata, estraniata e oggettivata.

La filosofia dello spirito si divide a sua volta in tre parti:

  • soggettivo, spirito che torna in sé come soggetto, coscienza che diventa azione e ragione;
  • oggettivo, lo spirito che torna in sé come oggetto, come coscienza collettiva e della comunità. Si divide in: diritto, moralità ed eticità (la cui massima forma è lo Stato);
  • assoluto, lo spirito torna in sé in maniera assoluta. Sempre in tre momenti: arte, religione e filosofia.