Riassumere la prima guerra mondiale non è affatto semplice, non ci sarà mai abbastanza spazio in un articolo per narrare ogni evento, ogni morte, ogni vittoria e sconfitta. Il secolo nel quale la prima guerra mondiale si è consumata è definito, non a caso, “Secolo lungo”.

Con questa locuzione si indica il periodo storico dal 1789 (inizio della Rivoluzione francese) al 1914 (inizio della prima guerra mondiale).

Il lungo Ottocento è il secolo della borghesia, dell’industria, della libertà politica, dell’espansione coloniale e dei conflitti nazionali che esplodono infine in un conflitto dagli ampi confini e la cui risoluzione metterà le radici per il malcontento che porterà alla seconda, e ancora più violenta, guerra mondiale.

Prima guerra mondiale: le tappe

Vediamo allora quali sono le tappe fondamentali per comprendere le cause del primo grande conflitto mondiale:

  • Il 28 giugno del 1914 Francesco Ferdinando viene ucciso a Sarajevo;
  • l’Austria dichiara guerra alla Serbia;
  • scattano le alleanze sullo scacchiere e inizia un conflitto mondiale;
  • l’invasione tedesca in Francia si ferma sul fiume Marna e inizia la “guerra di trincea”;
  • l’Italia entra in guerra a fianco dell’Intesa (Russia, Francia, Gran Bretagna).
  • 1917 anno di grandi eventi, come la sconfitta di Caporetto, il ritiro della Russia dal conflitto e l’ingresso degli Stati Uniti;
  • il 4 ottobre del 1918 l’Intesa chiede un armistizio dopo una serie di dure sconfitte.

Prima guerra mondiale: cause e motivazioni

L’inizio del nuovo secolo venne segnato dalla fine di una condotta politica estera in favore di un’altra: Weltpolitik. La Realpolitik (“politica concreta”), termine usato per la prima volta per descrivere la condotta estera di Otto Von Bismarck (soprannominato il Cancelliere di Ferro), rappresentava una politica estera atta al raggiungimento e al mantenimento di un equilibrio fra gli imperi europei.

Questo principio venne sostituito dalla Welpolitik (“politica mondiale”) con il dichiarato scopo di accrescere il potere della Germania sul piano internazionale. Tale politica nasce e prospera in un contesto generale di diffusione di nazionalismi. La politica estera e militare era influenza dalla competizione industriale delle economie delle nazioni, come per il caso della corsa agli armamenti navali di Regno Unito e Germania.

Le pulsioni delle masse, alimentate da valori e ideologie nazionali (nazionalismo integrale), spingevano verso l’esaltante idea di guerra. In Francia erano i gruppi antisemiti, di reazionari e revanscisti a cercare il conflitto, in Italia era l’idea di riscatto dell’onore per la guerra in Libia, in Germania il pangermanesimo della Weltpolitik.

Le nazioni e gli imperi si stavano armando e facevano sfoggio della potenza industriale militare: per esempio la Germania poteva vantare un mortaio capace di sfondare tre metri di cemento armato (la Grande Berta); mentre gli Stati Uniti si impegnarono nella realizzazione di una grande flotta navale.

Prima guerra mondiale: accordi e alleanze

La crescente instabilità era tenuta sotto controllo da uno stretto sistema di alleanze. Gli imperi e le nazioni erano legate dalla comune assistenza, ma anche da interessi economici. Le alleanze precedenti al primo grande conflitto erano:

  • Triplice alleanza (20 maggio 1882) tra impero di Germania e Austria-Ungheria (legati già dalla Duplice alleanza) e il Regno d’Italia. Questa alleanza era di tipo difensivo, l’Italia infatti sarebbe rimasta neutrale in caso di conflitto, mentre la Germania avrebbe garantito al nostro paese protezione da un possibile attacco francese;
  • Trattato dei tre imperatori (18 giugno 1881) fra Guglielmo I di Germania, Francesco Giuseppe d’Austria-Ungheria e Alessandro III di Russia;
  • Alleanza franco-russa, legata dalla necessità di contrastare la “Triplice alleanza” e dal bisogno economico della Russia;
  • Cordiale intesa (8 aprile 1904) tra Francia e Gran Bretagna per il reciproco riconoscimento delle sfere di influenza sul mediterraneo; mentre Russia e Gran Bretagna si accordarono sul confine asiatico, con la creazione dello Stato cuscinetto in Tibet.
  • Fu la vicinanza e gli intrecci di alleanze fra Russia, Francia e Gran Bretagna a portare all’accordo del 1907 conosciuto con il nome di Triplice intesa.

28 giugno 1914, la scintilla della prima guerra mondiale

La spinta alla guerra si tradusse su diversi fronti come conflitto coloniale e di espansione territoriale. La polveriera balcanica, come suggerisce il nome, era una zona di forti tensioni dove si scontravano gli interessi russi, il ribollire di nazionalismi, i confini incerti, le minoranze in conflitto e la tensione tra dominazione ottomana e le pretese austro-ungheresi. Questi interessi causarono le cosiddette “guerre balcaniche”, premesse per la prima guerra mondiale.

Infatti fu proprio in Bosnia che la prima guerra mondiale trovò il modo di essere giustificata. Nell’estate del 1914 in Bosnia, annessa all’Austria nel 1908, l’esercito asburgico si muoveva sul territorio con la soprintendenza di Francesco Ferdinando d’Austria-Este, arciduca della dinastia degli Asburgo in Austria ed erede al trono austro-ungarico. Concluse le manovre, il 28 giugno si recò con la moglie in visita ufficiale a Sarajevo. Per la Serbia il 28 giugno era il giorno simbolo del gioco straniero, data nel quale cadeva l’anniversario della sconfitta serba a opera dei turchi avvenuta nel 1389.

L’attentato

Nella folla accalcata per vedere i principi si stava preprando ad agire il gruppo clandestino della “Mano nera”; furono loro a lanciare la prima bomba verso la carrozza del principe, ma non venne colpito. Fu lo studente Gravilo Princip che riuscì a intercettare, sparare e uccidere il principe Francesco Ferdinando e sua moglie Sofia.

Mentre il governo austriaco organizzava la risposta alla Serbia, il resto dell’Europa soppesava le mosse da compiere sullo scacchiere internazionale. Gli ingranaggi delle alleanze avevano iniziato a muoversi, così era per la Russia, protettrice della Serbia e amica della Francia, per le quale la Germania, alleata austro-ungarica, rappresentava una minaccia. Nessuno voleva una guerra mondiale, ma tutti si stavano preparando a combatterla.

L’ultimatum

Il 26 luglio l’Austria, con il favore della Germania, lanciò un ultimatum alla Serbia e dopo due giorni dichiarò guerra. Come in un domino si attivarono tutte le alleanze dello scacchiere: il 30 luglio lo zar Nicola II firmò l’ordine di mobilitazione e la Germania venne accerchiata dalle azioni francesi e russe. L’impero tedesco era pronto ad agire: il Piano Schlieffen prevedeva un accurato e fulmineo attacco per mettere in ginocchio la Francia. L’avanzata tedesca era ostacolata dal Belgio, nazione neutrale dal 1870, che alzò le difese e fece saltare i ponti per impedire il passaggio delle truppe, senza riuscirci. L’avanzata delle truppe dell’impero di Germania fu brutale, ma venne giustificato dagli alti ranghi come necessario nella lotta per la sopravvivenza. Il Piano Schlieffen fallì nel giro di un mese, quando dopo la controffensiva francese i due eserciti si assestarono.

Lo “stupro di Lovanio” e il massacro dei civili in tutto il Belgio non lasciò indifferenti gli inglesi, che risposero affiancandosi a Francia e Russia contro le potenze nemiche. Da una parte si schierarono Germania, Austria, Impero ottomano e Bulgaria; dall’altra Francia, Russia, Gran Bretagna e Giappone.

L’entusiasmo era palpabile, tanto che migliaia di volontari si iscrissero negli eserciti per partecipare alla grande guerra.

L’ingresso dell’Italia nella prima guerra mondiale

Il governo di Antonio Salandra aveva dichiarato immediatamente la neutralità allo scoppio delle ostilità, dopotutto il patto con la Germania e l’Austria era di tipo difensivo. Mentre la maggioranza del governo era indisposto verso la guerra, l’opinione pubblica la pensava diversamente. L’interventismo era alimentato da D’annunzio, Marientti e molti altri, ma fu deciso l’intervento di Benito Mussolini, esponente socialista massimalista, si fece portavoce dell’opinione interventista, supportandola con il suo nuovo giornale Il popolo d’Italia dopo essere stato rimosso dall’incarico di direttore dell’Avanti!.

Il governo in realtà stava segretamente trattando con le potenze dell’Intesa e il 26 aprile 1915 venne firmato il Patto di Londra.

Sempre più piazze si riempivano di favorevoli alla guerra e alla fine il 20 maggio 1915 la camera votò i pieni poteri al governo e si autorizzò così l’ingresso nella guerra. All’inizio, colti di sorpresa dall’alleato, gli austriaci arretrarono e vennero respinti fino al fiume Isonzo e sulle alture del Carso, ma dopo 4 attacchi senza successo da parte dell’Italia si aprì l’ennesimo fronte di trincea. Nel frattempo, giunto il 1916, l’Austria e Germania sconfissero la Serbia e strapparono ai russi una parte della Polonia.

1917, l’anno dei grandi cambiamenti

Tre sono i grandi cambiamenti che porta il 1917: la fine della guerra per la Russia, la sconfitta di Caporetto per l’Italia e l’ingresso degli Stati Uniti nel conflitto. Vediamo brevemente evento per evento.

Russia

La Russia non era in grado di sostenere le spese economiche e umane della guerra. L’enorme esercito, formato da 15 milioni di soldati, aveva subito gravi sconfitte, tanto che nel 1917 i richiamati raggiunsero la cifra di 17 milioni. Questo forzato invio sul fronte stava svuotando il Paese di forza lavoro. Al fronte il numero di disertori era in ordine di milioni e oltre al collasso militare, si era già delineato un collasso economico, umano e del sistema politico e amministrativo. Il governo non riusciva a rispondere alla crisi produttiva e all’inflazione e tra le fila dei contadini, dei militari e addirittura negli ambienti di corte si concretizzò l’idea della rivolta.

L’8 marzo 1917 (23 febbraio per il calendario in uso in Russia) il caroviveri portò i pochi uomini rimasti e le donne a scendere per le strade e protestare. Vennero prese d’assalto le stazioni di polizia e liberati i prigionieri politici. All’ordine dello zar di sparare sulla folla le truppe si rifiutarono. Ormai solo, lo zar cercò di sospendere il parlamento russo (Duma), ma i deputati resistettero e costituirono un governo provvisorio diretto da Georgij L’vov, ma di fatto era Aleksandr Kerenskij (socialista) a comandare. Lo zar alla fine abdicò e la Russia si ritrovò senza zar, senza governo e senza autorità riconosciute.

Il vuoto di potere lasciò spazio ai soviet degli operai e dei soldati, almeno fino al ritorno di un certo Vladimir Ul’janov, più comunemente conosciuto come Lenin. Uomo della rivoluzione bolscevica e delle “tesi di aprile”, riuscì a rientrare in Russia grazie all’aiuto dei tedeschi (lo aiutarono per tentare di destabilizzare l’impero). Il Comitato militare rivoluzionario creato da Lenin, proclamatosi autorità suprema della capitale Pietrogrado, nella notte tra il 6 e il 7 novembre (24-25 ottobre per i russi) si impadronì dei luoghi strategici e il Palazzo d’Inverno venne nuovamente espugnato senza comabttimenti.

Le prime azioni di Lenin furono: la nazionalizzazione della terra, ridistribuita ai contadini e la proposta dell’armistizio immediato, senza annessioni e senza indennità. Il proposito della fine della guerra non fu totalmente positivo per la Russia, venne infatti costretta a firmare una pace separata a Brest-Litovks con durissime condizioni: perse i territori russi della Polonia e le province baltiche (Estonia, Lettonia, Lituania), accettò l’indipendenza dell’Ucraina, della Georgia e della Finlandia, oltre aver ceduto province turche e, infine, versò 6 miliardi per le riparazioni.

Stati Uniti

Gli Stati Uniti erano coinvolti nella guerra in corso in Europa da un punto di vista economico, supportando lo sforzo bellico dei Paesi dell’Intesa. L’ingresso degli Stati Uniti nel conflitto vivo si può spiegare in due modi. Il primo, quello servito alla popolazione per invogliargli alla guerra, fu l’affondamento del transatlantico Lusitania a opera degli U-booten tedeschi (sottomarini) che trasportava civili americani. Il secondo motivo, quello politico, fu la necessità di porre fine all’influenza tedesca, che proprio in quegli anni aveva cercato di convinvere il Messico a far parte di un’alleanza anti-americana.

Gli USA dichiararono guerra verso aprile 1917, dopo una campagna di arruolamento obbligatoria che raccolse oltre 1 milione di reclute. A giugno gli americani erano pronti a fornire supporto fresco alle truppe alleate in campo.

Italia

Alle due di notte del 24 ottobre 1917 il fronte italiano sul fiume Isonzo subisce un pesante bombardamento da parte delle armate tedesche e austriache. Gas e bombardamenti ruppero il fronte e plotoni a terra sfondarono le linee per arrivare alle spalle degli italiani. Con i reparti isolati, i soldati abbandonarono le linee e presero la via del ritorno. Caddero Cividale, Udine, Tolmezzo, Belluno, tutte le terre redente. Ci fu un vero e proprio crollo morale e Caporetto segnò sulla cartina un nuovo punto di disfatta, come Adua, Lissa e Custoza.

Il Generale Luigi Cadorna quattro giorni dopo inviò un bollettino dove accusò i reparti militari di essersi vilmente ritirati e, in conclusione, ordinò di sparare ai fuggiaschi. La sconfitta italiana fu colpa delle pessime scelte militari, ma anche della stanchezza e logoramento dei soldati nelle trincee. Cadorna fu rimosso e venne sostiuito con Armando Diaz. Fu chiamata la leva del ’99, composta da ragazzzi di 17-18 anni, simbolo di sforzo supremo. Con la leva del ’99 Diaz propose di prestare maggior attenzione agli abiti e al nutrimento dei soldati. Dopo un anno, grazie all’intervento congiunto di francesi, inglesi e americani si ruscì nell’impresa di respingere le forze austriache sul Piave e fino al monte Grappa (battaglia del soltizio del giugno 1918). La vera rivincita si consumò il 24 ottobre del 1918, un anno dopo Caporetto.

Si combattè la battaglia di Vittorio Veneto: le truppe italiane attraversarono il Piave e in pochi giorni la leva di giovanissimi, freschi e motivati, costrinse l’esercito austriaco alla resa.

“il piave mormorava calmo e lacido al passaggio…”

La fine della prima guerra mondiale

Con l’avvicinarsi della fine del conflitto iniziarono ad assestarsi i nuovi equilibri mondiali. Gli Stati Uniti avevano guadagnato molta influenza in Europa, mentre gli imperi del vecchio continente si sgretolavano sotto il peso della sconfitta. L’Impero ottomano e austriaco tra questi, mentre quello tedesco cercò di resistere più a lungo. Solo con l’allontamanento del Generale Erich Ludendorff la guerra potè definirsi conclusa. L’armistizio fu sottoscritto l’11 novembre 1918 in un vagone ferroviario nei boschi francesi di Compiègne.