L’apertura al 100% delle scuole continua ad essere al centro del dibattito politico. Da una parte la necessità di tornare in aula per gli alunni, dall’altra la preoccupazione di riaprire senza gli adeguati controlli di sicurezza.

Le scuole riapriranno in presenza al 100% dal 26 aprile, in zona gialla e arancione. Mentre in zona rossa si torna in aula fino alla terza media, con le superiori che continueranno a svolgere le attività scolastiche con un massimo in presenza bloccato al 50%.

Il Ministero dell’Istruzione sta lavorando per ripartire in sicurezza a ritmo serrato, ma non mancano critiche e problemi non risolti, come trasporti e sovraffollamento delle strutture.

Dal 26 aprile tutti a scuola (tranne in zona rossa)

Il rientro a scuola per l’ultimo mese di lezione non è sacrificabile, dicono alcuni, ma nel frattempo mancano i presupposti per aprire in sicurezza.

Il Ministro Patrizio Bianchi cerca di rassicurare tutti: "La volontà del Premier Draghi (di riaprire le scuole al 100%) vuole essere un segno importante che pone la scuola prima di tutto".

Su trasporti e assembramenti Bianchi ha voluto sottolineare la prontezza di azione del Governo: "Siamo gente che lavora".

Anche con "gente che lavora" la riapertura delle scuole fissata per il 26 aprile non è esente da rischi.

Torneranno in aula 8 alunni su 10, numeri in aumento per via del ritorno in aula, anche in zona rossa, di tutte le classi medie. In zona rossa le scuole superiori si divideranno ancora tra Dad e in presenza (50%).

Aprono le scuole: timori comprensibili, ma rischi ponderati

"Un rischio ragionato, non folle" ha commentato il Ministro della Salute Roberto Speranza.

Il Ministero dell’Istruzione e quello della Salute stanno lavorando a tappe serrate per garantire il rientro in classe degli studenti di ogni ordine e grado. Ma ci sono problematiche strutturali che impediscono un azione decisiva per combattere gli assembramenti.

Ci sono pochi mezzi di trasporto per poter viaggiare al 50% con la riapertura di attività e scuola in contemporanea, ed è una carenza che non può essere colmata in pochi giorni. Così come il problema delle aule troppo piccole.

Non è una novità, sono anni che si discute di una riorganizzazione delle strutture scolastiche, perennemente sovrappopolate.

Ma ora, in tempi di pandemia in cui è richiesto il distanziamento come primo metodo anti-contagio, le classi numerose sono un vero ostacolo al rientro in sicurezza per tutti. In questi casi, hanno ammesso i presidi, la Dad sarà obbligatoria.

Il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, sta preparando una circolare con le indicazioni per evitare gli assembramenti, ma sembra essere un copia-e-incolla delle norme previste per lo scorso settembre. Norme, che come abbiamo capito troppo tardi, non erano davvero efficaci o adeguatamente rispettate.

Riaprire le scuole al 100%: Governo sì, sindacati no

Con queste premesse in molti parlano di un dejà vu di settembre: si riapre al 100% per pochissimo prima di richiudere causa contagi in aumento. Ma questa volta i ministri fanno affidamento sui dati del piano nazionale di vaccinazione. Sono 3 su 4 i docenti che hanno ricevuto almeno la prima dose, il 73% del totale del personale scolastico.

Chi ha ricevuto la prima dose potrà concludere il ciclo di inoculazione, il resto del personale scolastico dovrà invece aspettare il proprio turno. Si torna in aula non tutti vaccinati e si spera (forse) nel lavoro di tracciamento. "Vaccini per i professori e test salivari a tappeto: così renderemo la scuola sicura", spiega Ignazio Abrignani del Comitato tecnico scientifico (CTS).

I sindacati sono preoccupati per la riapertura delle scuole al 100%. Maddalena Gissi, segretario Cisl Scuola, teme una situazione a macchia di leopardo. Ancora una volta il Governo scarica la responsabilità alle Regioni invece di agire a livello nazionale.

"La riapertura delle scuole del prossimo 26 aprile prevista dal Governo con la presenza al 100% degli studenti delle superiori più che un atto di fiducia verso la ripresa ci sembra un ulteriore scaricabarile degli amministratori verso i dirigenti scolastici", dice Mario Rusconi, presidente ANP-Lazio all’ANSA.