C’è stata una svolta nelle indagini sull’occupazione avvenuta a cavallo tra ottobre e novembre scorso nel Liceo classico Virgilio situato nel centro storico della Capitale.

Le indagini, iniziate subito dopo la liberazione della scuola, sono proseguite e gli inquirenti, coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Caporale e dal sostituto Tiziana Cugini, hanno proceduto alle elezioni di domicilio convocando, giovedì 10 gennaio, 71 ragazzi già identificati il giorno dello sgombero.

Di questi, 48 sono minorenni e di competenza del tribunale dei minori. Per tutti non è ancora arrivata l’iscrizione nel registro degli indagati. Le ipotesi di reato con cui rischiano di essere accusati gli studenti sono:

  • occupazione di proprietà privata;
  • deturpamento;
  • interruzione di pubblico servizio;
  • danneggiamento di edificio.

È bene ricordare che nel caso in cui i magistrati non dovessero individuare, a conclusione delle indagini, fatti penalmente rilevanti, si potrebbe arrivare all’archiviazione del fascicolo come accaduto già per altri procedimenti.

Il fatto

Non è la prima volta che il Liceo Virgilio è vittima di occupazione da parte degli studenti. L’edificio è stato occupato il 28 ottobre scorso e, come promesso dagli studenti, sarebbe dovuto essere liberato il 4 novembre.

Il vice preside però non ha saputo aspettare. La paura di un mancato mantenimento della promessa, della presenza di ragazzi esterni al corpo studentesco e del possibile incontro, organizzato dal collettivo, con l’ex terrorista delle Brigate Rosse Francesco Piccioni, lo ha spinto a chiedere alle forze dell’ordine lo sgombero dell’edificio e successivamente a sporgere denuncia.

La mattina del 4 novembre, gli agenti della polizia in tenuta antisommossa si sono presentati davanti al portone dell’istituto di via Giulia non trovando forte resistenza da parte degli studenti. In poco tempo hanno acquisito le generalità di 71 ragazzi e liberato la scuola staccando anche una bandiera attaccata all’ingresso e con su scritto: “Virgilio Occupato”.

I danni

La sorpresa per i dirigenti scolastici è arrivata subito dopo lo sgombero e durante l’ispezione.

Sono stati rilevati danni per oltre 60mila euro. Ritrovate pareti imbrattate, cavi elettrici tagliati, finestre in frantumi. Inoltre sono state distrutte le videocamere di sorveglianza, alcuni banchi ed altri mobili. Danneggiati anche un ascensore, una porta antipanico e i bagni per disabili resi inagibili.

Come affermato da Maria Teresa Zotta, la delegata all’Edilizia scolastica della Città Metropolitana e presidente della Scuola Capitolina, sembra quasi consuetudine che alla fine di ogni occupazione gli istituti si trovino a fare la conta dei danni ma è anche giusto che questo conto venga presentato agli studenti.

Le reazioni

La notizia della convocazione in Commissariato è circolata velocemente tra i genitori dei ragazzi; alcuni di essi hanno persino reagito con stupore e rabbia vedendo mancare di rispetto la promessa fatta dai ragazzi, secondo cui avrebbero liberato la scuola proprio la mattina dello sgombero.

Non si è fatta attendere neanche la più comprensibile reazione del presidente dell’Associazione nazionale presidi, Mario Rusconi, il quale, nonostante comprenda che la necessità di esprimere dissenso sia un diritto fondamentale degli studenti, è importante che lo stesso si manifesti nel rispetto delle regole.

Aggiunge Rusconi:

Le occupazioni in realtà sono un reato, dato che si tratta di un edificio pubblico. Ma la magistratura di solito è molto comprensiva e se l’occupazione avviene in modo pacifico, senza danni, non interviene, ma se, come in questo caso, ci sono danni, la magistratura ha l’obbligo di intervenire e identificare ed indagare sui responsabili e poi decidere di conseguenza.

Il presidente Rusconi conclude facendo un piccolo e importante appello ai ragazzi con cui li invita a collaborare con gli insegnanti e i presidi quando vogliono far sentire la loro voce perché solo con la collaborazione pacifica e civile si può raggiungere qualcosa di costruttivo.